Nella Risposta ad interpello 84 del 2024 l’Agenzia delle Entrate ha ritenuto abusiva l’operazione di scissione asimmetrica preceduta da una fusione nell’ambito di una riorganizzazione di un gruppo familiare.
Il caso sottoposto all’attenzione dell’Ufficio riguardava tre società, ciascuna partecipata nella misura del 33% dai medesimi soci. A causa della incompatibilità di vedute tra le diverse generazioni e della conseguente impossibilità di gestione congiunta delle società, i tre soci hanno prospettato un’operazione di fusione delle società, seguita dalla successiva scissione delle stesse all’esito della quale ciascuno diverrebbe titolare esclusivo di una società.
Tuttavia, l'Agenzia, ha considerato l’operazione come abusiva, così come prospettata, poiché, a suo avviso, avrebbe perseguito l’interesse dei singoli soci anziché quello dell’intera società nel suo complesso. Inoltre, l’operazione appare priva di sostanza economica, in quanto non conforme a normali logiche di mercato. Infine, secondo l’Amministrazione finanziaria, “il complesso delle operazioni prospettate appare destinato unicamente a evitare l'imposizione fiscale delle eventuali plusvalenze derivanti dalla differenza (positiva) tra il valore di mercato delle partecipazioni oggetto di un eventuale trasferimento (fra i soci, soggetti non in regime d'impresa) e il loro costo fiscalmente riconosciuto”. Né, secondo, l’Agenzia delle Entrate le complessive argomentazioni addotte dalle Istanti sarebbero idonee a escludere la sussistenza di una fattispecie di abuso del diritto, poiché “le dichiarate difficoltà di funzionamento delle società potrebbero essere superate ricorrendo a più consoni e legittimi strumenti predisposti dal nostro ordinamento”.
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